Il 72enne Fabio Miller Dondi: «Seguirei la pista di un pregiudicato, autore di reati in mezza Italia che fece perdere le tracce»
Per due delle vittime, la visita del futuro killer si annunciò come grande occasione. Altrimenti, l’affittacamere 55enne Adele Margherita Dossena e la stilista 26enne Valentina Masneri non avrebbero servito a tavola pregiate bottiglie di liquore e due bicchierini per bere insieme all’uomo, una persona conosciuta che citofonò alle loro case.
![Fabio Miller Dondi Fabio Miller Dondi](https://images2-milano.corriereobjects.it/methode_image/2021/02/15/Milano/Foto%20Milano/fabio.jpg?v=202102151009)
Certi poliziotti si portano dietro il tormento dei casi irrisolti. Specie quando sono in pensione. Il 72enne Fabio Miller Dondi (il «Miller» fu volontà della nonna in memoria di un soldato inglese ospitato durante la guerra), ancora lavora, come investigatore privato. Lo studio del criminologo Franco Posa che ipotizza una mano comune dietrol’uccisione negli anni Sessanta e Settanta di almeno otto donne, studio da inizio gennaio raccontato dal Corriere , interroga l’ex agente della Criminalpol Dondi e la sua presenza sulle scene del crimine. Abita nella Bassa, a pochi metri dal Po. Ha un posto fisso a fondo sala nella gastronomia «Luppi», si muove tra le stanze del grande appartamento trasformate in uffici nel disordine di pc, strumenti d’indagine, fascicoli, ritagli di giornale, appunti sparsi, e trascorre ore con gli amati cani (ha ereditato i venti animali di un canile dopo la morte della proprietaria).
Ma soprattutto, Dondi pensa e ripensa agli omicidi di mezzo secolo fa. A quel legame – difficile pensare casuale – tra Dossena e Masneri, e in aggiunta alle fotografie di una terza vittima, la commessa 22enne Salvina Rota. Immagini nelle quali la ragazza, nuda, dava le spalle sorridendo all’amante Antonio Fusco, un 46enne invano torchiato dalla polizia. «L’aveva conosciuta sul treno Milano-Napoli: lui era aiuto macchinista mentre lei, ancora minorenne, lasciava Caserta per cercare fortuna a Milano. Ci facemmo l’idea, corroborata da prove, che si prostituisse, con uomini e donne… Fazio era ossessivo, telefonava con un ritmo frenetico, voleva sapere dove fosse e con chi… Dell’omicidio si occupò il maresciallo Nino Giannattasio, della Omicidi della Squadra Mobile. Un campione, un segugio vero, a notte fonda lo trovavi davanti alle sue lavagnette che ricostruivano i delitti… Ma niente, non ne venimmo a capo. A nostra parziale discolpa, e spero di non essere frainteso, mentre ci occupavamo di un assassinio dovevamo scappare per un rapimento della ‘ndrangheta, l’assalto a una banca con spari e feriti, l’arresto di un complice di Vallanzasca, un attacco di brigatisti…».
Due settimane dopo Salvina, in un bagno della Cattolica fu uccisa Simonetta Ferrero. «Se ripenso alla geografia, racchiusa tra Porta Venezia e la stazione Centrale – Salvina in via Tonale, Valentina in via Settala, Adele Margherita in via Copernico – beh, non posso non considerare che uno dei luoghi preferiti di Simonetta fosse un cineforum nella vicina via Vitruvio… Esistono delle fondamenta incontrovertibili: nei delitti mai vi furono tentativi di stupro e rapina. Perché? Perché il killer sferrò i fendenti, preferendo l’uso di un pugnale, per vendetta in seguito a un rifiuto. Un rifiuto di natura sessuale e forse legato al fatto che fosse impotente».
Quali sono i margini per la contro-inchiesta? «Mi rendo conto della distanza siderale da allora, ma credo che i miei colleghi di oggi debbano provare l’impossibile. Nel rispetto delle vittime, certo, e pure di noi poliziotti. Renderebbero giustizia insieme onorando indagini che non riuscimmo a concludere». I punti di partenza sono i seguenti: la stesura, in virtù di un software americano, di un triangolo geografico cittadino entro il quale il presunto serial killer avrebbe lavorato e/o vissuto; l’esame in corso da parte del genetista forense Emiliano Giardina di frammenti di plastica intrisi di sangue recuperati da uno dei famigliari delle vittime, difesi dall’avvocato Valter Biscotti; l’evidenza di un collegamento tra due delle donne, rappresentato dalla foto che ritrae Adele Margherita e la prostituta Elisa Casarotto, amiche nonostante la differenza d’età; e un secondo collegamento, quello introdotto da Dondi, relativo al liquore e ai bicchierini. «Dovessi dare un consiglio, inviterei a seguire la pista di un pregiudicato, autore di reati in mezza Italia. Di quel balordo si persero le tracce… Negli uffici della Mobile e della Criminalpol si diffuse anche il sospetto di un serial killer che si serviva di un pugnale da sub. Non posso, non possiamo dimenticare lo strazio di quelle donne ed evitare di dare una risposta alla loro memoria. Io resto qui, a disposizione, un po’ acciaccato ma ostinato come i veri sbirri».